L’allenatore (francese) della Cina e (soprattutto) il suo interprete

Il sospetto di aver sbagliato non proprio tutto ma quasi si insinua tra i miei cigolanti ingranaggi mentali con la stessa inquietante regolarità con cui le bollette finiscono sulla porta di casa (e produce peraltro i medesimi effetti deleteri sul mio umore, ovvero ansia da scadenze e disturbi del sonno legati al timore che un deus ex machina qualunque mi confini senza preavviso nella più tetra oscurità, senza acqua per lenire le ferite della mia anima e senza televisione per ovattare il chiasso dei miei pensieri).

L’ultima volta che sono tornati a farmi visita (non solo il sospetto ma anche le bollette, quindi immaginate un po’ che giornata di merda) è stata al termine del quarto di finale di Coppa d’Asia tra la zoppicante nazionale cinese e i padroni di casa dell’Australia, vinta da questi ultimi con un secco 2 a 0.

Al di là della gratificazione nel vedere l’allenatore francese annaspare di fronte alle domande, cortesi ma pressanti, della stampa cinese a fine partita (con i suoi languidi mais bon, le ripide inclinazioni della sua testa e le repentine sparizioni del suo collo tra le spalle), la mia attenzione è stata subito rapita dal cinese che gli stava affianco e gli faceva da interprete.

Che poi, dico io, uno con una faccia così a Napoli potrebbe fare al massimo il parcheggiatore abusivo a via Mezzocannone o dalle parti di Mergellina, o se proprio gli va bene mettersi a vendere caffè Borghetti sulla curva A del San Paolo una domenica sì e una no. Ma vabbè.

Vedeste come si sbracciava a bordo campo, da non crederci. Oltre che trasmettere le indicazioni del mister, sembrava ne veicolasse anche l’incazzatura. Tipo il francese gli fa: “dì al 14 di passarla meglio, e poi mandalo a cagare da parte mia.”

Comunque ho pensato che fare un lavoro del genere sarebbe una gran figata. E non solo per la botta di adrenalina del rettangolo verde, per i cori, per i rigori, per gli improperi all’arbitro da posizione ravvicinata. Ma anche perché dalla mia bocca verrebbero fuori indicazioni tattiche che la mia mente rimasta ferma ai penosi campetti in terra battuta di paese non partorirebbe mai.

Ma poi ci pensate agli indiscutibili vantaggi di non assumersi alcuna responsabilità delle cose che si dicono? Per me è un sogno. Immaginate che l’allenatore si incazzi con un giornalista e gli scarichi addosso un intero caricatore di insulti gratuiti.

La vostra inflessibile professionalità vi imporrebbe di riportare le esatte parole e non dovreste rendere conto a nessuno delle bestialità immonde da voi proferite. E magari il giornalista reagisce stizzito e quindi via con un’altra consistente manciata di cattiverie rispedite al mittente.

Ah, a proposito di interpreti, guardate quale perla mai dimenticata ho tirato fuori dal cascione.

agh… fuori tempo massimo… guarda guarda… facciamo pi pirlo… guarda cosa fa… ha la lucidhia dheh… la lucidhia dheh… di vedere Rossi in mezzo all’area… poi poi pooi ci vuol la qualità anche… tocca di sinistro… lui inconclude di destro.

(Salvatore Bagni)

2 risposte a “L’allenatore (francese) della Cina e (soprattutto) il suo interprete

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