Con la porta aperta e la luce accesa

È passato un po’ di tempo dall’ultima volta che ho condiviso un appartamento con qualche cinese. Quelli che mi seguono fin dall’inizio si ricorderanno certamente di Nancy e delle sue stramberie, del profondo e malcelato disagio tipico delle cinesi che, superati i 25 anni, non hanno ancora trovato il modo di accasarsi. E sono sempre di più.

Strana forte Nancy. Avete presente quella volta in cui mi propose di festeggiare il giorno di San Valentino in chiesa con un branco di altri single che definire disperati sarebbe riduttivo? Ricordo ancora l’imbarazzo che mi colse in quel momento e le improbabili scuse che abbozzai frettolosamente pur di sottrarmi a quella triste celebrazione di malessere sociale. Sai, è stato durante un San Valentino di qualche anno fa che persi per sempre il mio pappagallino Polly, e da allora non festeggio più questa ricorrenza, anzi mi chiudo nell’armadio e piango tutto il giorno.

Ma ero appena arrivato in Cina e spesso le stranezze della povera zitella erano fonte di grande ilarità piuttosto che di vero fastidio. Almeno fin quando, con aria solenne e severa, mi disse chiaramente che in casa sua non veniva tollerato il sesso pre-matrimoniale e che quindi, nel caso avessi avuto intenzione di praticarlo, non sarei stato più il benvenuto. Già. A volte mi chiedo come se la passi la cara vecchia Nancy, quanti altri venticinquenni stranieri giustamente desiderosi di assaggiare i piatti locali nella propria fottuta camera, per la quale hanno pagato un fottutissimo affitto mensile, abbia sbattuto fuori di casa.

Quando raccattai la mia roba e me ne andai, giurai che sarebbero trascorsi anni prima di avventurarmi in una nuova convivenza con qualche altro cinese sconosciuto. Ebbene, la tregua si è conclusa due settimane fa, quando ho messo piede per la prima volta nell’appartamento di Eric.

È stata una di quelle transazioni lampo, avvenuta in gran parte per via telematica, tipica di due persone che venendosi incontro possono soddisfare le rispettive esigenze. Io quella di trovare in tempi brevissimi un buco a Chengdu e lui quella di rimpiazzare velocemente un coinquilino andato via.

L’offerta di Eric mi era sembrata conveniente fin da subito: prezzo ragionevole, casa decente, posizione più che vantaggiosa. Solo, non capivo perchè il ragazzo originario di Chongqing si ostinasse a voler vedere una mia foto prima di incontrarmi. Lui una sua selfie me l’aveva già mandata in precedenza, senza peraltro capire che, quando gli avevo chiesto di inviarmi delle foto, intendevo dell’appartamento e non certo sue.

Fortuna che dopo qualche giorno è arrivato Terry ad occupare la terza camera, l’ultima disponibile. Il ragazzo nato in Vietnam e cresciuto nel New Jersey ha sicuramente molto più da raccontare di Eric, che invece alterna lunghissimi silenzi a silenzi ancora più lunghi. E che, anche lui, in quanto a stravaganze di vario genere non scherza.

Come quella di dormire con la porta aperta e la luce accesa.

Io e Terry sogghignavamo di questo l’altra sera, divertendoci ad ipotizzare i più svariati traumi infantili alla base di questa strana abitudine. Lui sosteneva che probabilmente da piccolo i suoi lo obbligavano a studiare anche di notte e lasciavano la porta aperta per controllare che facesse il suo dovere, tesi suggestiva quanto altamente realistica. Io propendevo per la ben più classica, ma sempre valida, motivazione della mai del tutto superata infantile paura dell’uomo xinjianese, quello che di notte entra nelle camere dei bambini cinesi e li svegliava di soprassalto urlando insulti e minacce in un mandarino più che approssimativo.

I never set out to be weird. It was always other people who called me weird.

(Frank Zappa)

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