Qualcos’altro di cui parlare

Durante gli ultimi mesi di assenza da queste pagine virtuali ho provato spesso l’irrefrenabile impulso di fermarmi un attimo e raccontare quello che mi stava succedendo, anche per cercare di dargli un senso e un’autenticità che nella maggior parte dei momenti sembravano non esserci.

Ma l’onda di eventi che si è abbattuta su questo povero blogger era troppo alta e impetuosa, non consentiva pause o ripensamenti. Ho dovuto aspettare che l’uragano finisse e solo adesso, guardandomi attorno ancora leggermente dolorante ed intontito, mi rendo conto di quanto lontano sia stato scagliato in così poco tempo.

Non che abbia opposto una gran resistenza, anzi. A tratti mi sono semplicemente lasciato trasportare perchè alcune onde arrivano una volta ogni tanto e, se ti ritieni anche minimamente pronto ad affrontarle, è giusto tuffarcisi dentro senza pensarci due volte, sentendo su di te tutta la violenza della vita che ti strappa da illusorie radici per farti capire quanto sia imprevedibile ed incontrollabile.

E mentre annaspi faticosamente alla ricerca di un appiglio, suoni e voci familiari si fanno sempre più indistinti, fino a diventare sibili lontani. I volti hanno perso i loro naturali contorni e sono ormai un tutt’uno con il cielo. E lì, in quel limbo in cui non c’è davvero nessun altro a parte te, capisci che ancora una volta hai scelto di rimettere in gioco tutto, hai pagato il tuo tributo in termini di affetti, luoghi cari e abitudini rassicuranti in cambio di una nuova occasione.

E dunque eccomi qui, la valigia ancora mezza piena davanti a me, una camera che ci metterà un po’ di tempo a diventare qualcosa di più che quattro muri, un soffitto e un pavimento e lì, oltre la finestra, un cielo pesante che ti sfida costantemente, anche nelle “belle giornate” come questa, a ridefinire il tuo concetto di città claustrofobica e grigia.

Chengdu, capoluogo della provincia del Sichuan, nel Sud-ovest della Cina, non è certo famosa per l’aria pulita e il clima gradevole. Ma questo già lo sapevo. Così come sapevo che la cucina locale è una delle più famose in Cina per i suoi sapori forti e speziati, talvolta anche troppo.

E poi cos’altro… ah sì: si dice che le ragazze di qui siano le più belle dell’intero paese, che il cielo sempre coperto permette loro di conservare un colorito biancastro, il che è perfettamente in linea con i tradizionali canoni estetici cinesi, e che il clima umido ha effetti benefici sulla loro pelle, che si mantiene liscia e delicata. È anche noto che abbiano un piglio autoritario e che spesso alzino la voce ben oltre la soglia di sopportazione maschile, che, per quanto mi riguarda, è molto bassa. Quanto ci sia di vero in queste caratterizzazioni folkrostiche, è tutto da verificare.

Il resto ho deciso che lo scoprirò lentamente, rinnovando la mia meraviglia e stimolando la mia curiosità ad ogni passo.

E andare verso isole incantate, verso altri amori, verso forze arcane, compagni persi e navi naufragate, per mesi, anni o soltanto settimane

(Francesco Guccini)

2 risposte a “Qualcos’altro di cui parlare

  1. Ciao Beppe! Era da tanto che non passavo dal tuo blog e mi sono incantato a leggere di quà e di là.. Kunming nel cuore, sempre!
    Un abbraccio e in bocca al lupo per la tua nuova avventura!

    • Penso che in un modo o nell’altro Kunming resti nel cuore di tutti quelli che ci passano, anche se solo per qualche mese. Dovunque andrò sono sicuro che non sarà mai lo stesso. Crepi il lupo, e mi raccomando fai un fischio quando passi da queste parti!

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...