No, non sono un nostalgico. Non più di molti altri perlomeno. È che quella sera faceva particolarmente freddo, e a me le serate fredde fanno questo effetto. Mi mettono addosso questa specie di strana malinconia. E poi natale era passato da qualche giorno, e non si era certo trattato del natale più bello della mia vita, per usare un pallido eufemismo.
Entrare in un Moondog stranamente deserto e silenzioso non aveva fatto che peggiorare le cose, ma il colpo di grazia l’aveva dato il tipo olandese sbucando fuori dal nulla.
Un ragazzone biondiccio e dal viso buono con uno di quei nomi impronunciabili che qualche italiano aveva genialmente tramutato in Yogurt per assonanza. Perché rivedere Yogurt mi aveva un po’ scosso?
Principalmente perché avevo improvvisamente realizzato che erano passati già due anni dal mio arrivo a Kunming. Yogurt era stata una delle prime persone conosciute, insieme a Kristina e ai miei adorati polacchi. Tutta gente che dopo un semestre ha fatto le valigie e se n’è andata.
Perché per molti Kunming non è altro che un approdo temporaneo, uno splendido modo per entrare in Cina, un porto sicuro dove scampare di tanto in tanto mentre si è impegnati a far cose serie altrove. Chiaramente anche per Yogurt era stato così. Dopo essersene andato via da qui aveva viaggiato per diversi mesi in tutta la Cina, si era fermato per qualche tempo a Pechino ed ora era tornato nello Yunnan per godersi un po’ di relax.
Io piuttosto, che ci facevo ancora li’? Il ragazzone olandese era sorpreso ed incuriosito. Di solito chi rimane a Kunming lo fa per buttare via il proprio stipendio da insegnante di inglese al bancone di un bar o perché ha un’attività, sia essa un locale o una piccola società.
Io con tutta evidenza non appartenevo a nessuna delle due categorie. Forse avevo solo superato il punto di non ritorno, quella immaginaria linea temporale oltrepassata la quale diventa davvero difficile lasciare questa città. Ognuno ha i propri tempi, ma generalmente la linea si colloca a circa un anno dal proprio arrivo.
Non dissi niente di tutto ciò a Yogurt, mi limitai a stringermi nelle spalle ed a rispondere che Kunming mi garbava ancora, nonostante il freddo atipico di quest’anno e l’aumento di traffico e smog, che il mio lavoro non mi dispiaceva affatto e che per adesso andava bene così.
Lui annuì e mi guardò con una punta di invidia, giusto una punta, con lo sguardo tipico di chi ha avuto modo di vederne tante di città cinesi per rendersi conto che a Kunming tutto sommato si sta ancora meglio che altrove ma che, allo stesso tempo, restarci troppo a lungo rischia di appiattirti.
La nostra conversazione si è interrotta quando Frid, uno dei miglior bartender che abbia mai conosciuto, ci ha messo sotto il naso due bicchieri di cannellosissimo vin brulè fumante. Glühwein, così lo chiamano nella sua Germania.
Lo abbiamo sorseggiato lentamente e, mentre il mio corpo riprendeva calore, sentivo quella strana malinconia svanire poco a poco. Poi qualcuno ha preso chitarra e microfono e si è messo a cantare.
Mah sì, per il momento andava bene così.
Vivere la vita è come fare un grosso girotondo, c’è il momento di stare su e quello di cadere giù nel fondo, e allora avrai paura perché a quella notte non eri pronto. Al mattino ti rialzerai sulle tue gambe e sarai l’uomo più forte del mondo.
(Mannarino)