Il divano comodo

Mike è un couch – surfer. Me l’ha confessato qualche giorno dopo esserci trasferiti nella Casa Sul Fiume.

Ho sentito già di questa gente. Irene, che da molti anni è una di loro, me ne parlava diffusamente quando era a Kunming, cercando di persuadermi, con argomenti anche piuttosto validi, della bontà della cosa. Dal canto mio, non ho mai nascosto un certo scetticismo in proposito: la prospettiva di trovarmi degli estranei per casa non mi ha mai particolarmente esaltato.

“E allora?”, replicava prontamente lei, “nessuno ti obbliga ad ospitare gente a casa tua, a meno che tu non lo voglia; puoi semplicemente essere quello-che-scrocca-il-divano senza dover ricambiare il favore, bello no?”

Anche troppo, talmente bello che sorge spontanea la classica domanda: “dove sta l’inghippo?” “Nessun inghippo”, insisteva Irene, “anzi, è una buona occasione per incontrare un po’ di gente interessante, condividere le proprie esperienze, entrare in contatto con mondi lontani anni luce dal tuo. Certo, il rischio c’è sempre.”

Che rischio? “Di beccare degli svalvolati, gente fuori dal mondo. C’era un tipo che si addormentava dovunque gli capitasse: sul tavolo in cucina, in bagno appoggiato alla tazza. Una mattina me lo sono ritrovato ai piedi del letto e, pensando che fosse il mio gatto, l’ho accarezzato con la punta dei piedi per mezzora. Poi ce n’era uno che in due giorni avrà detto sì e no quattro frasi. Ogni volta che mi avvicinavo per parlargli, si ritraeva di scatto coprendosi il volto con le mani. Comunque, a parte questi casi limite, tutto regolare.”

Se la biondina fosse rimasta qualche altro mese e avessimo continuato a discuterne, probabilmente mi sarei convinto quanto meno a dare un’occhiata al sito. E invece se n’è andata, così tutta questa faccenda mi è passata di mente.

Fino all’ammissione di Mike, che subito dopo ha aggiunto: “Adesso dobbiamo andare al mercato di seconda mano e procurarci un divano comodo, perchè stasera arriva una couch-surfer francese.”

Il momento che a lungo avevo rimandato era finalmente arrivato, e questa volta non mi sarei sottratto.

Dopo una mattinata passata a contrattare con avidi mercanti e girovagare tra mobili polverosi, siamo tornati a casa col nostro trofeo. Il Divano Perfetto. Forgiato nella bottega segreta di qualche sconosciuto Maestro, per anni è rimasto nell’ombra, confondendosi con migliaia di esemplari ordinari in attesa che qualcuno ne riconoscesse il reale valore.

Ora si trova nel nostro soggiorno e la sua luce ultraterrena si irradia in ogni angolo, rendendo questa casa un posto ancora più speciale.

La nostra prima couch-surfer si chiama Valerie, ha origini italiane e studia medicina a Lyon. Prima di cominciare l’ultimo anno, ha deciso di prendersi dieci mesi per guardare un po’ il mondo. È stata negli States, ha percorso il Messico da nord a sud, si è fermata in Nuova Zelanda per qualche settimana e adesso è qui nello Yunnan, pronta ad avventurarsi nell’Indocina. Presto sarà a Pechino, e da lì si sposterà in Russia a bordo della Transmongolica.

Stamattina ci ha rivelato che, durante la sua decennale esperienza di viaggiatrice, non ha mai dormito su un divano così comodo.

Io e Mike ci siamo scambiati un cenno di intesa. Abbiamo vinto di nuovo.

La psicanalisi è un mito tenuto vivo dall’industria dei divani (Woody Allen)

4 risposte a “Il divano comodo

  1. Ti sei dimenticato di citare che tu due couchsurfers li hai anche conosciuti, mentre noi ci rotolavamo dal ridere su anelli e narcotrafficanti birmani ed un impassibile scozzese ci guardava con glaciale freddezza.
    Ho bisogno di vederti Peppe!
    I.

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