Da qualche parte tra Kunming e Canton…
Quando, circa 20 ore fa, sono salito su questo treno, pensavo di imbarcarmi in un viaggio “meditativo”, uno di quelli in cui ripensare intensamente alle proprie esperienze recenti e passate e, se possibile, cercare di capire dove si è arrivati, ammesso che da qualche parte si sia arrivati. Come spesso faccio, avevo pianificato nel dettaglio la mia lunghissima permanenza sul convoglio ferroviario per cercare di annoiarmi il meno possibile.
Dalle 12 alle 12:30: lettura di piacere; 5 minuti di pausa; dalle 12:35 alle 13:05: osservare il paesaggio circostante; dalle 13:05 alle 13:30: pausa pranzo; dalle 13:30 alle 14:30: riflessioni più o meno profonde intorno all’esistenza umana; dalle 14:30 alle 15:45: siesta pomeridiana; ecc.
E finora è andata piuttosto bene, nel senso che sono riuscito a non farmi pesare troppo tutte queste ore ed a collezionare un discreta quantità di sonno, cosa per nulla scontata quando si viaggia su una brandina dura (sui treni cinesi si può scegliere se dormire comodi su una cuccetta morbida, ovviamente pagando di più, o se accontentarsi di una “dura”).
Dal punto di vista della meditazione, invece, non è andata proprio come speravo. Non riesco a mettere bene a fuoco i miei pensieri, a isolarli e affrontarli uno per uno. È come se si siano ammassati gli uni agli altri fino a formare un tutt’uno indecifrabile e convulso.
In mezzo a loro ce n’era uno, probabilmente più di uno, che riguardava una dolcissima ragazza cinese di 22 anni che, per chissà quali assurdi motivi, ha accettato di rimanere al fianco del sottoscritto anche quando le probabilità e le statistiche le erano contro. E a cui ho dovuto dire addio per ben due volte nel giro di tre settimane. Pieraccioni aveva proprio ragione quando diceva che le stazioni sono fatte apposta per salutarsi.
Forse tutta questa faccenda del viaggio di riflessione non fa per me. Per carità, non sarebbe una cosa del tutto negativa: significherebbe che al momento non ho tempo da perdere con passato e futuro perchè il presente assorbe la quasi totalità delle mie energie.
Tra circa 5 ore questo lungo bruco di metallo e ferraglia che sta tagliando in due la Cina meridionale da Ovest a Est, raggiungerà la città di Guangzhou, meglio conosciuta in occidente come Canton, e da lì un treno supermoderno e superveloce mi porterà dritto nel cuore finanziario di tutto l’estremo oriente: Hong Kong, il Porto Profumato, come la definiscono i cinesi.
E lì ci sarà da divertirsi.
Gli spietati salgono sul treno e non ritornano mai più. Non sono come noi, perduti antichi eroi. Noi due, che al binario ci diciamo addio. (Baustelle)