W l’Italia

E lasciatelo fare anche a me ogni tanto un post dal sapore patriottico. Me lo sono meritato a suon di anni di esilio volontario. Siamo a più di dieci ormai, per la cronaca. Da qui la nostra italietta somiglia ad un puntino remoto in mezzo al nulla, un po’ come scrutare la palla blu dallo spazio. Che quando ci sei dentro ti sembra tutto enorme, caotico, eccessivamente complesso. Ma basta cambiare prospettiva per accorgerti della perfetta coerenza con cui i pezzi sono stati concepiti e montati insieme.

Ci sono giorni in cui il puntino si rimpicciolisce ulteriormente e si smarrisce nella nebbia di Chongqing, fino a ridursi ad una vaga idea. Lì perdi ogni riferimento e devi aggrapparti a qualcosa di tangibile. Un tricolore, una canzone, una foglia di basilico sulla pizza.

Eppure ci provo a tenere, come si dice, il polso della situazione, a restare aggrappato al flusso inarrestabile di informazioni e fatti che compongono l’intricata immagine attuale del Paese. Ma continua a sfuggirmi qualcosa, lo sento.

L’ho percepito distintamente nei dieci mesi vissuti in Italia, due anni fa. È stato come rivedere dopo anni un vecchio amico e rendersi conto che le diverse esperienze vissute avevano scavato un solco tra le nostre esistenze. Ma sotto quella coltre eravamo sempre noi, e ci volevamo ancora un gran bene. Avevo anche iniziato, lentamente e faticosamente, a colmare le distanze, ma ho lasciato perdere e sono ripartito.

Che poi chi lo dice che se fossi rimasto ci avrei capito qualcosa? Tanto valeva assecondare questa mia, a quanto pare naturale, inclinazione a vedere il mondo.

Forse alcune relazioni hanno senso solo con la separazione. Ognuno ricorda e rivela dell’altro solo quello che gli fa comodo. Spesso cose inventate, o almeno limate e levigate dai potenti ingranaggi della memoria.

Sì ma ora cosa racconto a questi? In fondo non sono qui solo per fare carte. Succede puntualmente durante la Festa della Repubblica, e in particolare nella parte degli inni nazionali, quando il mio sguardo si posa automaticamente sulle tre bandiere in fila sul palco. In quel momento capisco che ogni mio singolo gesto ha un impatto, seppur minimo, su come quell’idea di Italia sarà assimilata e rielaborata da queste persone.

Alcuni, temo pochi, nutrono un genuino interesse. Molti sono solo alla ricerca di un incantevole sfondo per una fotografia memorabile. Questo, fortunatamente, lo possiamo ancora promettere.

Chi invece è deciso ad indagare più a fondo, a scavare tra le pieghe della sconvolgente bellezza che permea ogni cosa, dovrà mettere in conto di trovarsi di fronte ad un cuore nero che terrorizza e allo stesso tempo incanta.

Quando mi capita, e ultimamente succede spesso, cerco di farmi trascinare via da uno struggente brano di Ennio Morricone, seguo l’abbagliante luce che emana da un dipinto del Caravaggio, e in un attimo sono lontano, in quel mondo troppo bello per essere vero che chiamiamo Italia. 

Buona Festa della Repubblica a tutti. 

Viva l’Italia, l’Italia liberata, l’Italia del valzer e l’Italia del caffè.  L’Italia derubata e colpita al cuore, viva l’Italia, l’Italia che non muore.

(Francesco De Gregori)

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